La “Robinia pseudoacacia”:
storia e curiosità di una pianta da amare
di Giorgio Nebbia
La “Robinia pseudoacacia” è così chiamata onore di Jean Robin (1550-1629), erborista e farmacista dei re francesi, che aveva avuto l’incarico di organizzare l’Orto botanico dell’Università di Parigi. I semi di robinia, provenienti dall’America, erano capitati nelle sue mani nel 1601; Robin li piantò e ne ottenne dei bellissimi alberi ornamentali, divenuti in poco tempo di gran moda e ben presto diffusi in tutta Europa. In Italia la robinia fu coltivata per la prima volta già nel 1602 nell’Orto botanico di Padova da dove si diffuse in Piemonte e in Lombardia. Alessandro Manzoni introdusse la robinia nel giardino della sua bella villa di Brusuglio in Brianza, e ne consigliò l’uso per il rimboschimento e il consolidamento dei terreni collinari erosi. La robinia ha varie virtù: cresce rapidamente e spontaneamente, con tronchi diritti che possono superare i 15-20 metri di altezza e che raggiungono, in pochi anni, un diametro anche di un metro, sviluppando una gran massa di foglie che, per molti mesi, assicurano ombra e una gradevole vista nel periodo in cui si formano grappoli di fiori bianchi.
foglie e fiori della Robinia
I fiori della robinia attraggono le api che elaborano un miele di qualità, molto buono, commerciato come “miele di robinia (o di acacia)”; un ettaro di robinieto in un anno può dare anche 800 chili di questo miele. Il maggiore interesse è rivolto al legno di robinia che è stato ed è usato come combustibile perché brucia bene, con poco fumo anche quando è ancora umido, e con elevato potere calorifico.
Oltre che come combustibile tale legno, fra i più duri, resistente agli incendi, è molto ricercato sia per la fabbricazione di mobili, giocattoli di legno, parquet, addirittura case, sia per l’impiego come pali e traversine, resistenti nel terreno senza bisogno di alcun trattamento.Se la robinia ha tante virtù, qualche difetto dovrà pure averlo.
Lo scrittore Carlo Emilio Gadda aveva rimproverato a Manzoni di aver avuto la malaccorta idea di diffondere una così “pungentissima” pianta. Le virtù tecniche e commerciali devono però essere prevalenti perché la robinia è diffusa in tutti i paesi dell’Europa centrale e orientale dove si stima una presenza di 2 milioni di esemplari. In Ungheria esiste addirittura un centro di ricerche, “Hungarobinia”, dedicato alla diffusione delle conoscenze scientifiche, ma soprattutto applicative della pianta e del suo legno.
Per ridurre la diffusione della robinia all'interno dei boschi nei quali si è insediata, è necessario lasciare invecchiare le piante, in quanto la relativamente modesta longevità della specie determina un deperimento relativamente precoce delle piante.
È da evitare il taglio dei polloni in quanto ciò non farebbe che rinvigorire le piante. La soppressione totale della pianta di robinia può avvenire scorticando la prima parte di corteccia della base dell'albero e lasciando che la pianta, nel giro di due mesi, "secchi in piedi". L'interruzione degli scambi linfatici infatti non solo uccide l'apparato aereo ma anche l'apparato radicale determinando l'impossibilità per la pianta di produrre polloni.
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Oltre ad offrire un economico e sicuro sistema di difesa del suolo contro l’erosione, la robinia ha una elevata resa di biomassa: in molti casi, in un ettaro e in un anno se ne formano venti tonnellate avente un valore energetico equivalente a quello di molte tonnellate di petrolio. La terza virtù sta nel fatto che essa è una leguminosa; le sue foglie hanno, perciò, un elevato contenuto di proteine, dal 200 a 250 grammi per chilogrammo di foglie secche, e sono quindi adatte per l’alimentazione del bestiame; inoltre le foglie che restano nel terreno restituiscono l’azoto al terreno stesso.
Usi
Molti sono i vantaggi di questa specie.
Protezione: in Europa questa pianta si è diffusa velocemente e oggi è possibile trovarla ovunque, soprattutto lungo le ferrovie e scarpate, questo perché è una pianta a crescita veloce e con un apparato radicale molto sviluppato, questo permette di rafforzare le scarpate evitando che franino. Essendo inoltre dotata di elevata capacità pollonifera, la sua diffusione viene favorita dal taglio a cui la sottopongono gli agricoltori per ricavarne legname.
Ornamentale: per i suoi fiori a grappolo, bianchi e profumati.
Mellifero: dai suoi fiori le api producono un ottimo miele molto apprezzato perché resta liquido a lungo(infatti il classico miele di acacia è in realtà di R. pseudoacacia)
Legname: il legno è di colore giallo, ad anelli ben distinti, duro e pesante (p.s. 0,75).
È inoltre un ottimo combustibile e viene usato per lavori di falegnameria pesante, per puntoni da miniera, per paleria (i tronchi lasciati in acqua per alcuni mesi in autunno e inverno acquisiscono una particolare tenacia), per mobili da esterno e per parquet. In Lombardia risulta essere la specie più tagliata nei boschi.
Miglioratrice del terreno: come tutte le leguminose è inoltre una pianta che si avvale dei benefici dell'azotofissazione simbiontica.
I fiori sono commestibili. In particolare nella campagne del Veneto (dove è anche nota con diversi nomi dialettali: cassia, gazìa, gadhìa, robina) vengono infatti consumati fritti in pastella dolce e conferiscono alla frittella un profumo soave e un sapore particolarmente squisito. Tuttavia, il resto della pianta (fusti e foglie) contiene una sostanza tossica per l'uomo. La sua tossicità d'altra parte non è universale e alcuni animali se ne cibano. Le capre ne sono ghiotte e ne consumano in quantità senza alcuna conseguenza negativa.
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